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La Gara

L’opera fa parte di un ciclo intitolato War Games. Tecnicamente può intendersi come un ready-made, trattandosi di veri reperti bellici della Seconda Guerra Mondiale, non caricati. Originariamente, tali reperti furono usati per allestire un monumento ai caduti provvisorio in un borgo del viterbese che era stato distrutto da un’esplosione, conseguente al bombardamento di un treno nazista carico di armi. Questa è la storia delle bombe e il senso epico della distruzione è esattamente ciò che rappresentano. L’opera si pone quasi naturalmente in quell’archivio che va dalle scene di guerra dell’antichità agli archi di trionfo, dai quadri che raccontano battaglie di tutte le epoche fino ai monitor della guerra intelligente e alla perdita del senso di tragedia sottolineando il limite tra guerra vissuta e guerra raccontata. Salire sul podio come atto conclusivo di una gara sottende quella corsa agli armamenti che da sempre caratterizza la nostra ed ogni società “civile” impegnata nell’allestimento di eserciti e mezzi di distruzione. Sottolineare il paradosso di questo atteggiamento o proteggere una futura memoria con una certa dose di ironia è stata la mia intenzione nel pensare la struttura, proposta come relitto di ciò che di più drammatico rappresenta: l’arte della guerra. Con tutto il carico di orrore e devastazione, ma pur sempre arte. Gioco dove inevitabilmente si perde sempre.

Opera finalista al 5° Concorso Internazionale Arte Laguna (Venezia) – a cura di Igor Zanti

Testi critici:
Tre bombe a Venezia, di Anton Giulio Niccoli

Foto di Francesco Galli

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L’opera è stata oggetto di una interessante novità per l’arte contemporanea, “Open Space”: un cantiere di restauro, aperto al pubblico all’interno della galleria Art Up di Viterbo. In collaborazione con la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia, il restauro avverrà sui tre ordigni bellici che compongono l’opera “La Gara”, al fine di fermarne il degrado materico in atto, pur mantenendone tutte le caratteristiche estetiche. Al cantiere didattico lavoreranno alcuni studenti universitari (tirocinanti e tesisti), con lo scopo di individuare e applicare le metodologie d’intervento più idonee per garantire all’opera una buona conservazione nel tempo. Un’impresa difficile, visto che i materiali utilizzati dall’artista non rientrano tra quelli di tipo convenzionale.

Il progetto è stato realizzato grazie alla partecipazione di:
Associazione culturale Art-up,
Prof. Ulderico Santamaria, docente di Scienza e Tecnologie dei Materiali,
Prof.ssa Patrizia Mania, critica d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea,
il restauratore Emanuele Ioppolo,
la laureanda Giovanna Romano.

  2010